E lascia che sia l'istinto
Non l'ombra dell'incertezza
O suggellare distinto
Il distacco dalla tenerezza
Le banali forme dei dire
Da quelle piene d'essenza
L'alba dall'imbrunire
Il vezzo dolio veggenza.
E lascia che sia la voglia
La curvo del desiderio
La verde ultima foglia
Del nostro vocabolario
A ricordarci il rigore
Lo fiamma che ci arde intorno
Dell'appetito il languore
Della stanchezza il sonno.
E lascia che sia ìa pace
A dettarci l'intima via
A macchiar d'ansia fugace
L'elogio dello pazzia,
E lascia che sia iì silenzio
La brezza d'antico orgoglio
A imporci l'onore e il dazio
Di questo nostro risveglio.
Che ci armi d'uve e pazienza
Di sane e robuste fronde
Di gioie, di tolleranza
Di amene e di ardile sponde,
Che ci offri del vino e del pone
E ai nostri figli un idea
Di ciò che ci appartiene
Della bendata dea.
Che riempia di primavere
Le nostre finestre infine
Che illumini le nostre sere
Di fitte stelle al confine
Che illumini le nostre sere
Di fitte stelle al confine.
Writer(s): Guiseppe Pippo Pollina
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