Signorinella pallida, dolce dirimpettaia del quinto piano, non vè una notte ch'io non sogni Napoli e son ventanni che ne sto lontano.Al mio paese nevica il campanile della chiesa è bianco, tutta la legna è diventata cenere, io ho sempre freddo e sono triste e stanco, amore mio, non ti ricordi che nel dirmi addio, mi mettesti all'occhiello una pansè, poi mi dicesti con la voce tremula non ti scordar di me.Bei tempi di baldoria dolce felicità fatta di niente, brindisi coi bicchieri colmi d'acqua, al nostro amore povero e innocente, negli occhi tuoi passavano, una speranza un sogno una carezza, avevi un nome che non si dimentica, un nome lungo e breve giovinezza, il mio piccino, in un mio vecchio libro di latino, ha trovato indovina una pansè, perché negli occhi mi tremò una lacrima, chissà chissà perché.E gli anni e i giorni passano, uguali e grigi con monotonia, le nostre foglie più non rinverdiscono, signorinella che malinconia, tu innamorata e pallida più non ricami innanzi al tuo telaio, io quì son diventato il buon don Cesare, porto il mantello a ruota e fò il notaio, lenta e lontana, mentre ti penso suona la campana della piccola chiesa del Gesù e nevica vedessi come nevica ma tu dove sei tu.
(Grazie ad Antonio per questo testo)
Writer(s): Libero Bovio, Nicola Valente
Lyrics powered by www.musixmatch.com